La storia
Gli inizi
Tutto ebbe inizio nel 1966 grazie ad una intuizione di Don Gino Borgogno, salesiano d’assalto, gran conoscitore e amante del basket: i pezzi migliori da tutti gli oratori all’Agnelli e così nacque l’Auxilium. Ad allenare la squadra fu chiamato Vittorio Gonzales, cubano che si rivelò fin da subito una scelta azzeccatissima. Dopo due stagione in serie D, nel 1970 ci fu la promozione in serie C e, anche per i costi che iniziavano a salire, arrivò il primo sponsor, la Riber. Nel 1972 la promozione in serie B, sponsor Birichin. Parallelamente ad Asti stava nascendo una squadra capace di passare in pochi anni dalla serie D alla serie A e che nel 1973 si trasferì a Torino. L’introduzione della serie A2 fece si che Torino si trovò con due squadre in serie A, troppe per le possibilità economiche della città. Fu cosi che le due società si accordarono affinché all’Auxilium passassero giocatori, tecnico e sponsor per disputare la serie A mentre ad Asti andassero i giovani torinesi per fare la serie B. Il primo anno, 1974-75, la nuova Auxilium, sponsorizzata Saclà, terminò il campionato di A2 al secondo posto qualificandosi per la poule scudetto dove si classificò al settimo posto. L’anno successivo fu un anno di gioie e di dolori per Torino: in campionato retrocesse in serie A2 ma in campo internazionale grazie ad una fantastica cavalcata raggiunse la finale di Coppa Korac. Sconfitte anche pesanti fuori casa ribaltate da prestazioni casalinghe assolutamente perfette (ricordiamo solo la semifinale con lo Juventud di Badalona dove all’andata la squadra spagnola vinse di 24 punti ma al ritorno fu sconfitta per 25 punti in mezzo al tripudio del pubblico torinese che invase il campo per festeggiare), ma il miracolo non riuscì in finale contro la grande Jugoplastica di Jerkov allenata da Petar Skansi. Nonostante la retrocessione la società continuò a pensare in grande ma il fato è dietro l’angolo: l’anno successivo durante una trasferta a Forlì, negli spogliatoi prima di entrare in campo, si accasciò Luciano Vendemini pivot della Nazionale Italiana acquistato nel mercato estivo. Morirà istantaneamente per una malformazione cardiaca. Forse per la choc la stagione dell’Auxilium fu decisamente deficitaria rispetto alle aspettative iniziali riuscendo solo a confermare la propria partecipazione alla serie A2. L’unico lato positivo dell’annata fu l’arrivo di John Grochowalsky, cecchino infallibile che rivaleggerà per anni con Chuck Jura per la classifica dei cannonieri. Il tentativo di portare il grande basket a Torino continuò però la stagione successiva con l’arrivo sulla panchina torinese del grande Sandro Gamba ex allenatore di Varese e della Nazionale italiana famoso anche perché smetteva di fumare quando iniziava il campionato per riprendere quando terminava la stagione. Insieme a Gamba arrivò a Torino Pino Brumatti uno dei più grandi cecchini italiani dell’epoca. Da Varese arriva anche il compianto Sergio Rizzi che però a Torino non riuscirà a confermare le sue potenzialità. La stagione terminò con la promozione in serie A1. L’anno successivo fu una stagione in chiaro scuro per Torino, con ottime prestazioni casalinghe inframmezzate da brutte trasferte. La squadra terminerà la stagione al 9° posto con grandissime recriminazioni dato che ai play off si qualificò la Mens Sana Siena grazie alla vittoria a tavolino contro l’Olimpia Milano perche’ un tetrapak lanciato dagli spalti, alla fine del primo tempo, colpisce in testa Rinaldi coach senese. Grandi polemiche ci furono dopo quella sentenza anche perché in pochi credettero che un contenitore di cartone potesse effettivamente non permettere all’allenatore senese di tornare in campo dopo l’intervallo. Il ritorno ai play off fu solo rimandato di una stagione: sponsorizzata Grimaldi la squadra terminò al 7° posto la stagione regolare, eliminò la Fortitudo Bologna nei preliminari dei play off e ai quarti venne eliminata dalla Virtus Bologna per 2-1 dopo aver perso gara-1 per un’inezia.
Gli anni migliori
Nella stagione 1981-82 arrivò un nuovo sponsor, le cucine Berloni, grazie al quale Torino vivrà il suo miglior periodo. Questa fu una grande stagione per Torino. La coppia di americani era composta da Ernst Wansley e da Bruce ‘Soup’ Campbell (soprannome dovuto ad una marca di cibo in scatola la soup (zuppa) Campbell appunto). In panchina c’era Gianni Asti. Torino iniziò il campionato alla grande, grazie anche al suo nuovo americano e alla pattuglia di italiani veramente di primo piano (Caglieris, Sacchetti e Brumatti). Ma la solita sfortuna colpì Campbell che si infortunò e venne sostituito da Don Ford biondo californiano dal tiro mortifero. La stagione terminò con la Berloni al 2° posto in regular season e nei play off arrivò fino alle semifinali dove venne sconfitta dai futuri campioni d’italia della Billy Milano allenata da Dan Peterson e con in squadra gente del calibro di D‘Antoni, Meneghin, Gianelli e in panchina Gallo Gallinari tecnicamente scarsissimo ma grandissimo difensore. Il raggiungimento della semifinale esaltò società e tifosi e durante il mercato estivo arrivò a Torino Renzo Vecchiato pivot della nazionale italiana. C’era molta attesa per la nuova stagione che però non sarà pari alle attese. Sesto posto in campionato ed eliminazione ai play off ai quarti di finale contro Pesaro. L’unico lato positivo fu l’esordio in serie A di un giovane dalle grandi promesse, Riccardo Morandotti, capace nella prima partita giocata in serie A al PalaRuffini di terminare la gara con il 100% al tiro dal campo. Nell’annata 83-84 arrivò a Torino un nuovo allenatore, il Prof. Dido Guerrieri che farà innamorare di lui tutti i tifosi torinesi per la sua semplicità, umanità e competenza. La squadra fece un campionato eccezionale dando spettacolo. I due americani erano James Ray e Scott May. Il primo arrivò a campionato iniziato, ottimo giocatore ma spesso un po’ fuori dagli schemi mentre May era un giocatore eccezionale, faceva sempre la cosa giusta al momento giusto. Se c’era bisogno di un tiro importante lui lo metteva, in difesa era fortissimo e nonostante l’altezza non eccelsa prendeva anche parecchi rimbalzi. Dido Guerrieri lo definì uno dei migliori stranieri mai venuti in Italia. La squadra terminò la stagione regolare al secondo posto e venne eliminata ai play off dalla Granarolo Bologna. Come sempre, anche in quella stagione, la sfortuna era sempre presente in casa Berloni. Le partite decisive dei play off furono giocate senza Caglieris infortunato e con Sacchetti anche lui limitato da un’infortunio. La Berloni finì l’anno con un record beffardo: vinse tutte le partite giocate con la rosa al completo senza infortuni. Stessa storia nell’anno successivo, quella che consacra definitivamente Morandotti a titolare inamovibile della squadra che sostituisce in quintetto Romeo Sacchetti ceduto per le solite questioni di bilancio. Al posto di James Ray arriva a Torino Mike Gibson. In prima squadra fanno la loro apparizione Pessina e Vidili, che il coach Guerrieri non disdegna di mettere in campo. La stagione regolare vede Torino terminare il campionato al terzo posto e ai play offs arriva abbastanza tranquillamente in semifinale dove incontra Milano. Semifinale che ancora una volta vede Torino sconfitta, battuta da un immenso Joe Barry Carrol che, nella partita giocata a Torino, segna 8 canestri nel finale di gara permettendo all’Olimpia di espugnare per un solo punto il PalaRuffini. Ma l’apice delle sfide fra Torino e Milano fu raggiunto l’anno successivo. Nell’estate arrivano a Torino Bantom, Croce, Giampiero Savio. La squadra espresse sempre un gioco altamente spettacolare e la stagione regolare vide i torinesi al terzo posto. Nei play off, in semifinale, ancora Milano. Fu una serie da cardiopalma e come sempre la sfortuna era dalla parte di Torino. Nelle ultimissime giornate di campionato prima Morandotti poi Vecchiato si infortunarono e terminarono anzitempo la stagione. Poi anche Croce, nei play off, si fratturò il naso e fu costretto a giocare con una maschera protettiva. Nonostante tutto, Torino riuscì nel miracolo di vincere la prima partita a Milano mettendo in campo i ragazzini Pessina e Vidili autori di un’ottima partita. Nel ritorno a Torino la partita iniziò come meglio non avrebbe potuto con una bomba da tre di Giampiero Savio ma la sfortuna era sempre vigile e anche Scott May fu limitato da problemi ai tendini. Nella terza partita a Milano la Berloni fece di nuovo una grande partita ma Scott May ne giocò solo pochissimi minuti e Milano riuscì per pochi punti a qualificarsi per la finale
Il lento declino
Ma quando sembrava che Torino fosse finalmente entrata nell’elite del basket italiano, il giocattolo si ruppe inesorabilmente. In società arrivò gente nuova che, invece di seguire le orme del passato, fece una rivoluzione totale. Il primo a saltare fu l’allenatore Dido Guerrieri (scelta a dir poco imbarazzante) che venne sostituito da De Sisti che non arriverà a Natale perché, a sua volta, sostituito da Federico Danna. Famosa divenne una sua intervista rilasciata ad una tv libera torinese dove il Professore non riuscì a trattenre le lacrime per il dispiacere di lasciare Torino. Insieme a lui se ne andarono i due americani, May e Bantom. Gli anni che seguirono furono anonimi per Torino che vivacchiava fra l’A1 e l’A2. Nella stagione 1989-90 ritornò un grande entusiasmo. Ritornò in panchina Dido Guerrieri, e come americano venne scelto ‘Baby gorilla’ Darryl Dawkins, grande protagonista nella NBA a Filadelfia insieme al mitico Doctor J. Un quintetto di prima scelta quello torinese con Della Valle, Milani, Morandotti e Joe Kopicki, straniero poco spettacolare ma dal grandissimo rendimento. La serie A2 venne vinta in scioltezza nonostante l’nizio balbettante dove la squadra alternava prestazioni spettacolari in casa con sconfitte imbarazzanti in trasferta. In coppa Italia la squadra fece una partita praticamente perfetta contro Milano che fu sconfitta 130-108 ed eliminata dalla competizione. Nei play off Torino eliminò Livorno in tre partite grazie ad un grandissimo Dawkins; poi incontrò Cantù nei quarti e venne sconfitta alla bella anche per la marcatura (definita da Aldo Giordani ‘a cavallina’) su Darryl Dawkins. L’anno successivo Torino non aveva sponsor e, per problemi di bilancio, dovette cedere anche il suo miglior prospetto, Riccardo Morandotti. Al suo posto arrivò Zamberlan. Sarà un anno sfortunato con il coach Dido Guerrieri che durante una trasferta a Reggio Emilia ebbe un grave malore che lo tenne fuori dai campi di gioco per il resto della stagione. Al suo posto venne Federico Danna e la stagione si concluse con un anonimo 10° posto. In estate Dawkins partì, attratto dalle sirene milanesi e come stranieri arrivarono Bobby Lee Hurt e Kevin Magee, ex Varese. La prima parte della stagione fu ottima e Torino rimase nei primi posti della classifica per un bel pezzo per poi finire la stagione al 9° posto, comunque un risultato positivo. Ormai il declino definitivo era alle porte: nella stagione 1992/93 Torino cambiò ancora stranieri per problemi di bilancio ma non fu altrettanto fortunata, questo e i soliti infortuni che avevano caratterizzato quasi tutte le stagioni torinesi, fecero si che a fine anno Torino retrocedette in A2 classificandosi ultima in classifica. L’anno successivo tornò il Prof. Guerrieri sulla panchina e riuscì a portare la squadra a giocarsi la promozione in A1 nei play out ma l’impresa fallì. In estate partì Alessandro Abbio, destinazione Bologna sponda Virtus. Ormai la crisi economica che attanagliava la società era gravissima. Guerrieri riuscì ancora a gestire bene la squadra che ottenne un onorevole 10° posto ma a fine stagione, per le difficoltà finanziarie e per il fatto di essere senza sponsor, la società chiese alla Federazione di poter disputare il campionato di serie B autoretrocedendosi. Ormai la caduta era libera, seguì qualche anno in B1, dove la società ogni anno vendeva i giocatori migliori mettendo in rosa tanti ragazzi provenienti dalle giovanili Auxilium, finchè nella stagione 98/99 la squadra formata quasi tutta da ragazzini vinse due sole partite e retrocesse in B2. Tanti attestati di stima verso la squadra allenata da Tassone che aveva messo in luci molti giovani interessanti fra cui Stefano Borgna. L’estate che seguì fu drammatica: la società rischiò di sparire, quando tutte le speranze sembrarono svanire arrivò un’offerta dalla squadra di Collegno guidata dal presidente Garrone appassionatissimo di basket e tifoso Auxilium che propose di unire le forze per ripartire. A questo punto termina la storia dell’Auxilium Basket Torino società nata, come è stato detto, da un’intuizione di Don Borgogno e che ha portato il grande basket a Torino. Ne inizia un’altra che tutti speriamo possa dare gli stessi e se non migliori risultati