Conosciamo la PMS: Stefano Comazzi
Giorno dopo giorno Torino prende confidenza con i volti nuovi che animano l’attività della PMS: nuovi atleti, staff rinnovato, cambiamenti fisiologici che, nella vita di una società sportiva ambiziosa come quella gialloblu, sono da considerare un arricchimento. Chi invece è diventato, con il passare del tempo, una costante dell’ambiente PMS è Stefano Comazzi, assistente allenatore di coach Luca Bechi, presente in tutti i successi ottenuti dal sodalizio torinese fin dai primi passi.
– Stefano Comazzi, da quanti anni alla “corte PMS”?
“Dalla sua nascita, 5 anni: era il 2009”
– Quanto è cambiata la società in questo lustro?
“Tanto, è sotto gli occhi di tutti: siamo partiti dalla serie B2, siamo arrivati nel secondo campionato nazionale, è normale che ci si dovesse adeguare come struttura e dimensioni.”
– Durante questi anni hai avuto la fortuna di lavorare con tanti allenatori che hanno scritto pagine importanti della pallacanestro italiana. Quanto aiuta nel percorso di crescita di un giovane tecnico?
“Tantissimo, ho cercato di carpire segreti e pregi da ogni allenatore con cui ho collaborato, a partire dagli anni di Borgomanero fino alla PMS di Arioli, Faina, Pillastrini e ora con Luca Bechi”.
– Qual è il compito di un assistente allenatore?
“Essere di supporto al proprio allenatore, mi occupo di vari aspetti legati alla squadra: dagli allenamenti alla preparazione dei video, allo studio degli avversari”.
– Quanto è difficile restare seduti in panchina, visto che il regolamento non consente di alzarsi?
“Per me è molto difficile. Ogni tanto vengo richiamato dagli arbitri, purtroppo il regolamento è questo e devo rispettarlo”.
– Nuova stagione, tante novità rispetto alla scorsa stagione: raccontaci la nuova PMS…
“Siamo una squadra dal tasso di esperienza elevato: quella che abbiamo visto in questi giorni non è la vera PMS, credo che nel precampionato si sia visto il nostro potenziale, prima che alcune problematiche d’infortuni rallentassero la crescita della squadra. Abbiamo affrontato due trasferte difficili, le poche partite disputate hanno pesato non poco nel processo di consolidamento”.
– Qual è la ricetta giusta?
“Recuperare dal punto di vista fisico, acquisire il ritmo campionato: credo che dopo aver aggiunto questi due particolari non da poco, potremo vedere un’ottima squadra”.
– Intanto il campionato prosegue e si conferma di alto livello…
“Non ci sono squadre materasso, il tasso del campionato è cresciuto ulteriormente rispetto allo scorso anno. Molti italiani hanno scelto di “scendere” in A2 Gold. Non ci sono vere favorite, anche se Verona, in questo momento, sta giocando la pallacanestro migliore”.
– Come hai conosciuto il basket?
“Un corso di pallacanestro alla scuola media, da lì è scoppiato l’amore per questo splendido sport”.
– Raccontaci il momento più bello della tua carriera…
“Da capo allenatore la vittoria con Milano alle Finali Nazionali Under 19, con l’ingresso tra le migliori 8 d’Italia. Da assistente direi la promozione conquistata a Matera, probabilmente il punto più alto della mia carriera”.
– Il momento più difficile?
“Le Finali Nazionali Under 15 di Bormio, in cui siamo stati eliminati con due vittorie su tre partite per colpa di qualche millesimo di differenza canestri. Anche l’esonero di Arioli, unica esperienza della mia carriera: la prima volta che mi è capitato di vivere questa esperienza”.
– Passiamo alla vita “fuori dal campo”. Cosa c’è oltre la pallacanestro?
“La mia fidanzata, con cui cerco di passare più tempo possibile, ma anche altre passioni, che mi aiutano a scaricare la tensione del campo: la cucina, la lettura, il cinema…”
– L’ultimo libro letto e l’ultimo film visto?
“Un giallo di Henning Mankell, mentre al cinema l’ultimo film è stato Apes Revolution”.
– Chiudiamo con una domanda difficile: dove ti vedi tra 10 anni?
“Spero ancora in questo mondo con il ruolo che saprò meritare”.